I tagli ai compensi degli amministratori locali e ai dirigenti rischiano di indebolire e frenare ulteriormente la macchina amministrativa. Il rischio è il compromesso al ribasso tipico del settore pubblico: ti pago meno, ma non pretendo nulla.
Alcuni esempi possono far capire di cosa si parla e come evitare gravi errori verificatesi in passato. Un caso noto riguarda i fondi comunitari. Da anni ormai soprattutto nelle regioni del mezzogiorno, non si spendono o si spendono tardivamente e male i fondi comunitari, con un grave danno non quantificabile per le aree beneficia.
L’efficienza delle strutture amministrative dipende fortemente dall’introduzione delle tecnologie nei processi del lavoro, dall’adozione dei piani di razionalizzazione e da una migliore ricollocazione del personale. Tutte azioni complesse o comunque che hanno un impatto traumatica sul clima organizzativo.
La giusta attenzione ai privileggi, quindi, rischia di porre in secondo piano la corretta distribuzione connessa alle responsabilità e alle performance, che in questa fase storica non devono diminuire ma aumentare. in un contesto storico in cui sarà difficile operare in molte istituzioni per scarsità di risorse e complessità dei problemi, e in cui gravi saranno le responsabilità da assumere per le eredità pesanti del passato e per la crisi del debito pubblico, pensare di trovare manager o uomini delle istituzioni che operino rimettendoci soldi e la professione è illusorio e sbagliato. Ridurre la retribuzione senza porre il problema delle performance innesca un meccanismo vizioso volto a giustificare successivamente la bassa prestazione o lo scarso atteggiamento manageriale e quindi l’atteggiamento passivo di molti dirigenti o uomini delle istituzioni.
Lo stato che servirà di più nei prossimi anni dovrà essere uno “stato attivatore”, capace di promuovere, facilitare, semplificare e rendere conveniete, l’innovazione e lo sviluppo. E’ meglio avere quindi meno amministratori, meno dirigenti o meno dipendenti, ma con funzioni vere.