Agdp intervista il presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione Giovanni Tria

Presidente Tria, il 9 luglio scorso è entrato in vigore il Decreto del Presidente della Repubblica riguardante il riordino del sistema di reclutamento e formazione dei dipendenti pubblici e delle scuole pubbliche di formazione. La SSPA è diventata SNA, Scuola Nazionale dell’Amministrazione. Un provvedimento che parte dalla spending review, ma costituisce una riforma organica dell’intervento pubblico in questo settore?

Giovanni Tria

Giovanni Tria

Spesso si collega la spending review ad una serie di provvedimenti orientati esclusivamente alla riduzione della spesa del settore pubblico. L’emanazione del decreto 70/2013, che introduce il “Sistema unico del reclutamento e della formazione pubblica”, prova che possono essere varate riforme che, incidendo su aspetti istituzionali e organizzativi della P.A., migliorano al tempo stesso sono in grado di accrescere la produttività della P.A, assicurando al tempo stesso una riduzione dei costi del servizio offerto e un miglioramento della sua qualità.

Il Sistema unico include le principali scuole di formazione pubblica, quali la Scuola Nazionale dell’Amministrazione, l’Istituto diplomatico “Mario Toscano”, la Scuola Superiore dell’economia e delle finanze, la Scuola superiore dell’amministrazione dell’interno, il Centro di formazione della difesa e la Scuola Superiore di statistica e di analisi sociali ed economiche.

La riorganizzazione del sistema delle Scuole di formazione pubblica risponde a esigenze di coordinamento degli indirizzi e delle iniziative formative, di razionalizzazione trasversale nell’impiego delle risorse allo scopo di evitare duplicazioni di spesa e azioni formative non mirate, contradditorie o poco incisive. Il Sistema unico costituisce il punto di riferimento principale al quale le amministrazioni statali e gli enti pubblici non economici devono rivolgersi per la formazione del proprio personale. Le categorie del personale pubblico che sono escluse, in quanto non rientranti del Sistema unico della formazione, riguardano i magistrati, gli avvocati e procuratori dello Stato, il personale militare e le forze di polizia.

Il nuovo sistema di reclutamento e formazione dei funzionari e dirigenti pubblici poggia su tre assi principali:

  1. il “Comitato per il coordinamento delle scuole pubbliche di formazione”, che rappresenta il perno centrale del funzionamento del Sistema unico;
  2. la programmazione delle assunzioni di funzionari e dirigenti;
  3. la riforma del reclutamento, ed in particolare, la maggiore rilevanza che viene attribuita all’accesso alla P.A. tramite il corso-concorso per dirigenti e funzionari.

Analizziamo queste tre assi portanti del Sistema unico della formazione pubblica in sequenza.

1) Il “Comitato per il coordinamento” – presieduto dal Presidente del Consiglio o dal Ministro da lui delegato, e composto dagli organi di vertice delle Scuole del Sistema unico – ha il compito di elaborare i progetti formativi delle Scuole, (adottando un programma triennale delle attività), di coordinarne le attività didattiche, di pianificare le attività di formazione e reclutamento di funzionari e dirigenti, di razionalizzare l’utilizzo delle risorse umane (in particolare del personale docente), finanziarie e logistico-infrastrutturali, e di istituire rapporti con le Università e altri istituti di formazione. La SNA, presso cui il Comitato ha sede, svolge una funzione di supporto tecnico per il Sistema unico.

2) L’articolo 3 del decreto razionalizza l’intero processo di definizione delle piante organiche delle pubbliche amministrazioni e di determinazione di tempi e modi di copertura delle vacanze di organico di dirigenti e funzionari.

Il nuovo sistema opera una decisa chiarificazione di ruoli, compiti e tempi entro cui il processo di determinazione delle necessità di reclutamento deve essere attuato e concluso.

Viene, difatti, previsto che entro il 30 aprile di ciascun anno il Dipartimento della funzione pubblica rediga un Piano triennale previsionale di reclutamento di dirigenti e funzionari nelle amministrazioni centrali, anche autonome, e negli enti pubblici non economici, sulla base di un modello di previsione quantitativa e qualitativa del fabbisogno di reclutamento. Con il nuovo sistema a regime, entro il 30 giugno di ciascun anno il Piano dovrà essere portato in approvazione al Consiglio dei Ministri, che delibererà anche in funzione degli obiettivi generali di finanza pubblica e degli obiettivi di dimensionamento degli organici. Sarà, poi, il Presidente del Consiglio dei Ministri, con proprio decreto, entro il 31 ottobre a stabilire il numero dei posti e i profili professionali da reclutare.

Mi sembra che tutto questo configuri un sistema decisionale innovativo e razionale.

3) A valle delle determinazioni di competenza del Consiglio dei Ministri sulle nuove assunzioni, il decreto ha disposto una sostanziale riforma del sistema di reclutamento di dirigenti e funzionari tramite corso-concorso.

Con orgoglio ho constatato che il testo di riforma conferma e, anzi, rinsalda il ruolo della Scuola che ho l’onore di rappresentare nel quadro delle Istituzioni che hanno in carico gli oneri di reclutamento e formazione di dirigenti e funzionari. La Scuola Nazionale dell’Amministrazione, che dal 9 luglio 2013 sostituisce nella denominazione la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, sarà il fulcro del nuovo sistema di reclutamento.

Difatti, il decreto di riforma ha, innanzitutto, previsto il ripristino del corso-concorso per funzionari, che riguarderà fino al 50 per cento dei posti da coprire (mentre il restante 50 per cento resterà di competenza delle amministrazioni). In secondo luogo il d.P.R. 70/2013 ha stabilito di elevare dal 30 al 50 per cento dei posti disponibili la quota di dirigenti da assumere tramite corso-concorso.

Mi sembra anche importante evidenziare che nel processo di formazione successivo alla fase concorsuale, il legislatore ha previsto che le Scuole di formazione che compongono il “Sistema Unico” operino in sinergia, creando percorsi formativi innovativi, che consentano di coniugare con maggiore efficacia l’esigenza di una formazione manageriale generale dei neo-assunti con quella di una formazione specialistica, conforme alle aspettative delle amministrazioni di destinazione dei funzionari e dei dirigenti.

 

Quali sono gli obiettivi e le prossime tappe della programmazione?

Senza dubbio il decreto di razionalizzazione e riordino delle attività di reclutamento e formazione del personale pubblico nasce sotto il segno di una forte esigenza di programmazione. Il testo normativo ne fa esplicito riferimento quando innova profondamente le metodologie che consentiranno al Governo di presidiare l’intero processo di definizione delle piante organiche e, quindi, di programmare “mediante un modello di previsione quantitativa e qualitativa”, per usare le parole del d. P.R. 70, le necessità di copertura dei posti vacanti di dirigenti e funzionari pubblici.
Mi preme sottolineare come il processo di programmazione che sfocerà nel Piano triennale previsionale di reclutamento, elaborato dal Dipartimento della Funzione Pubblica e soggetto all’approvazione del Consiglio dei Ministri, stavolta non toccherà solo gli aspetti quantitativi delle nuove assunzioni, ma si spingerà fino ad identificare quali sono i profili professionali di cui le amministrazioni hanno necessità. Ciò consentirà di superare l’attuale sistema di selezione, fondato solo sull’individuazione di un “profilo-tipo” di dirigente pubblico e quindi su prove concorsuali e percorsi formativi uguali per tutti, permettendo di definire una formazione integrativa aderente alle richieste di reclutamento di specifici profili professionali che le varie amministrazioni avranno manifestato in sede di programmazione.
A fare da guida al sistema di reclutamento e formazione, come già detto, vi sarà il Comitato di coordinamento delle Scuole pubbliche di formazione. L’obiettivo di “fare sistema” tra le sei principali scuole di formazione per la pubblica amministrazione, che è uno dei pilastri del d.P.R., comporterà, anche in questo caso, la necessità di un’attenta programmazione delle attività e delle risorse umane, tecnologiche e finanziarie che ciascuna scuola dovrà mettere in campo per elevare costantemente le qualità professionali e le conoscenze tecniche del personale pubblico.
Qualche accenno meritano anche le innovazioni introdotte dal d.P.R. in materia di piani formativi. E’ previsto un Programma triennale della formazione del personale che coinvolgerà tutte le Scuole del Sistema unico, in cui verranno recepite e valutate le indicazioni rappresentate dalle amministrazioni nei propri Piani di formazione. Il Programma triennale sarà elaborato dal Comitato di coordinamento delle Scuole pubbliche di formazione secondo il criterio della programmazione “a scorrimento”, e quindi sarà aggiornato annualmente. Ciò consentirà di rendere particolarmente flessibile l’offerta formativa in rapporto a nuove esigenze che il Governo o le amministrazioni dovessero rappresentare.
In conclusione, si può affermare che l’esigenza di definire i processi di reclutamento e formazione dei dipendenti pubblici secondo un innovativo sistema di programmazione è stata la linea direttrice della riforma del sistema.
In conclusione, si può affermare che l’esigenza di definire i processi di reclutamento e formazione dei dipendenti pubblici secondo un innovativo sistema di programmazione è stata la linea direttrice della riforma del sistema.

 

Giovanni Tria

Giovanni Tria

In che modo AGDP e quindi la classe dirigente italiana può contribuire a questo processo riformatore?

L’AGDP può svolgere un compito importante per la realizzazione sia degli obiettivi immediati del Sistema unico del reclutamento e della formazione pubblica sia di quelli indiretti legati alle questioni dell’ammodernamento della P.A. e alla qualificazione permanente del relativo capitale umano dirigenziale.
Tale ruolo si può estrinsecare innanzitutto attraverso un dialogo permanente tra AGDP e il Sistema unico delle Scuole con lo scopo di rappresentare a quest’ultimo le esigenze formative della dirigenza pubblica e le tipologie di competenze richieste, prestando attenzione a prospettive sia nazionali sia europee.
Inoltre, tale confronto permetterebbe di controllare, una volta avviato il nuovo Sistema unico, se le buone pratiche, a cui si ispira il regolamento di riordino, trovino effettiva applicazione o incontrino ostacoli nel lavoro quotidiano dei dirigenti pubblici.
Questo è un aspetto molto utile per orientare la formazione dei futuri funzionari e dirigenti pubblici, inserendo nei progetti di formazione del Sistema unico aspetti che scaturiscono da osservazioni empiriche “sul lavoro” e tengano conto dell’incessante trasformazione del mondo del lavoro. Infine, il ruolo dell’AGDP come rete di riferimento per la dirigenza pubblica è fondamentale non solo per le questioni connesse ai legami e ai confronti interpersonali, ma anche per sviluppare una coscienza critica di categoria che possa identificare i fattori di ostacolo alla realizzazione della dirigenza pubblica e al perseguimento dei suoi obiettivi.