L’intensificazione della crisi finanziaria chiede al Paese di adottare nuove urgenti misure di razionalizzazione delle entrate e delle spese pubbliche, ad appena un mese dalla precedente manovra.
L’Italia è stata investita dalla crisi economica alcuni anni fa, nel momento in cui era già gravata da un problema di bassa crescita. Ne hanno risentito l’occupazione, soprattutto al sud e soprattutto giovanile, e il bilancio pubblico.
Sin dall’inizio, la politica economica del Governo è apparsa improntata a un atteggiamento di prudenza del tipo wait and see. Di converso, non si è fatto abbastanza sul piano delle riforme strutturali, sebbene si sia riusciti a fare meglio di altri sul fronte del deficit pubblico.
Non può essere però sottaciuto che la politica dei tagli lineari ha colpito in maggiore misura proprio le poste di bilancio che invece si sarebbero dovute incrementare per impostare una fase di crescita di lungo periodo: quelle connesse agli investimenti, alla conoscenza ed all’istruzione, al sostegno alle imprese, in particolare le più innovative e nella fase di start-up.
Dopo lo straordinario sforzo che ci ha consentito di entrare nell’euro, siamo tornati a un livello di debito/PIL non più sostenibile. È evidente che ora occorre agire direttamente sul volume del debito, se necessario anche con misure straordinarie. Tutti i confronti e le analisi economiche sulla nostra finanza pubblica ci dicono in sintesi due cose molto semplici: abbiamo un livello di evasione fiscale troppo alto e una qualità della spesa pubblica inadeguata (in sintesi, spendiamo nella media europea, ma otteniamo servizi in media più bassi da quella spesa).
Occorre, invece, coniugare il rigore intelligente e lungimirante con la crescita economica stabile: occorre intervenire sull’evasione fiscale e sulle poste di spesa improduttiva per risanare in via strutturale il bilancio e destinare le eventuali risorse aggiuntive all’investimento ed al sostegno dell’occupazione.
Un’incisiva manovra di “messa in sicurezza” della finanza pubblica, richiesta in maniera decisa ed esplicita dall’Unione Europea, è imprescindibile. Si tratta di misure necessarie e da concludere in tempi brevi.
È importante, però, avviare contestualmente una stagione di riforme strutturali seguendo i tre principî dell’equità, anche intergenerazionale, del rigore (anche mediante la regola del pareggio del bilancio) e della competitività come fattore di sviluppo del Paese.
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