L’intensificazione della crisi finanziaria ha richiesto l’adozione della quarta manovra di razionalizzazione delle entrate e delle spese pubbliche.
La politica economica dei tagli lineari si è rivelata insufficiente, perché ha colpito indiscriminatamente, senza abbattere le inefficienze e senza riuscire a determinare una fase di crescita di lungo periodo basata su liberalizzazioni, investimenti nei settori della conoscenza e dell’istruzione, sostegno alle imprese.
Dopo lo straordinario sforzo che ci ha consentito di entrare nell’euro, siamo tornati a un livello di debito/PIL non più sostenibile, perché la politica di contenimento del deficit si è rivelata inutile, dal momento che non è cresciuto contemporaneamente il prodotto interno.
Ora occorre agire direttamente sul volume del debito, se necessario anche con misure straordinarie non solo sul versante delle entrate, ed agire direttamente sulla capacità del Paese di riprendere a produrre ricchezza.
Tutti i confronti e le analisi economiche sulla nostra finanza pubblica ci dimostrano in sintesi due cose piuttosto semplici: abbiamo un livello di evasione fiscale troppo alto e una qualità della spesa pubblica inadeguata (in sintesi, spendiamo nella media europea, ma otteniamo servizi in media più bassi).
Occorre, invece, coniugare il rigore intelligente e lungimirante con la crescita economica stabile: occorre intervenire sull’evasione fiscale e sulle poste di spesa improduttiva per risanare in via strutturale il bilancio e destinare le eventuali risorse aggiuntive all’investimento ed al sostegno dell’occupazione.
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