“E’ giunto il momento di riconoscere, con serietà, che l’unico modo per garantire il buon esito delle riforme poste in essere dai Governi è quello di dotarsi, attraverso meccanismi di selezione basati esclusivamente sul merito, di una classe dirigente in possesso di rigidi requisiti di indipendenza, competenza ed esperienza professionale”. Ad affermarlo è il presidente dell’AGDP, l’Associazione dei Dirigenti delle Pubbliche Amministrazioni, commentando l’editoriale di oggi del Corriere della Sera “I distruttori delle riforme”, a firma di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. “Occorre osservare – precisa Savarino – che tali imprescindibili requisiti possono ben coniugarsi con l’adozione di opportuni criteri di rotazione degli incarichi che, favorendo il superamento di eventuali blocchi e monopoli nello svolgimento dell’azione amministrativa, sono posti anche a tutela della possibilità dei dirigenti medesimi di crescere, maturando ulteriori competenze e professionalità”.
“Gli autori – spiega Savarino – lamentano che un rilevante ostacolo all’attuazione delle riforme proposte dai Governi è rappresentato dai dirigenti della Pubblica Amministrazione che, detenendo il monopolio delle informazioni, rendono il funzionamento dei propri uffici “il più opaco e complicato possibile, in modo da essere i soli a poterli far funzionare” . Si condivide pienamente la posizione – prosegue Savarino – qualora alcuni dirigenti interpretassero il loro ruolo come strumento di mero potere calpestando la funzione anche civico-sociale che deve connotare l’attività dirigenziale. La ricetta fornita per ovviare a tale inconveniente è individuata ancora una volta nello spoil sistem. Si tratta di una formula che è stata già in vigore nel nostro ordinamento da almeno quindici anni e attualmente riguarda solo le figure apicali dei Ministeri, che come già sostenuto da questa Associazione, non ha affatto migliorato l’efficienza ed il buon andamento della Pubblica Amministrazione. Al contrario – come paventato dagli stessi autori – ha prodotto spesso inefficienze legate al fatto che le nomine dei dirigenti pubblici siano state effettuate solo sulla base di criteri di appartenenza politica”.
Infine conclude Savarino “gli autori dovrebbero prendere coscienza che la mancata attuazione delle riforme deriva da leggi non chiare perché sono frutto di compromessi a ribasso e da un sistema normativo–procedurale farraginoso che dovrebbe essere oggetto di una reale riforma. Non è corretto generalizzare senza aver proceduto ad un doveroso approfondimento della problematica”.