No ai tagli lineari, allo spoil system e alle nomine di dirigenti dall’esterno, si all’aumento della produttività, al rinnovamento della Pubblica Amministrazione. I dirigenti prestano il loro decalogo.
Sblocco del turn-over, basta allo spoil system, a nomine politiche esterne e “amministrazioni parallele”, le 5mila società a partecipazione pubblica. No anche ai licenziamenti facili di cui parla la lettera del governo all’Ubione Europea perché “misure per licenziare ce ne sono già e non c’è bisogno di averne di nuove”. Stop anche alle “decisioni prese dall’alto”. Quello dell’Agdp, l’associazione dei giovani dirigenti delle amministrazioni pubbliche, è un manifesto, un vero e proprio decalogo per la modernizzazione del comparto che chiede, invece della mai attuata rivoluzione di Brunetta e dell’accetta del governo, un vero e proprio “piano industriale” da concordare per “sfrondare i veri sprechi”, in vista del congresso in calendario il prossimo fine settimana a Taormina. Un appello rivolto alla politica e ai ceti produttivi, già condiviso dal Pd. “Il manifesto dell’Agdp descrive chiaramente il fallimento dell’ideologia di plastica del brunettismo” – dice Marco Meloni, responsabile della PA per i democratici – la cui eredità avvelenata è il disfacimento della forza del pubblico e della cultura delle regole. L’aumento della corruzione è il tratto più tipico di questi anni, come le statistiche dimostrano, e il tentativo di privatizzazione delle amministrazioni “ricche” è stato spinto all’estremo.
I giovani dirigenti indicano al governo dove e come risparmiare. “Mettiamo a disposizione – spiega il Presidente dell’associazione Pompeo Savarino – la nostra conoscenza della macchina amministrativa. I tagli lineari sono dannosi perché indeboliscono anche i reparti che funzionano bene”. Le proposte, allora: anzitutto la necessità di ringiovanire la PA (su 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici solo l’8% ha meno di 35 anni) valorizzando il merito, aumentando la presenza di donne nei ruoli apicali e bloccando le nomine di dirigenti dall’esterno spesso legate a logiche politiche. Da riordinare poi la “spesa cattiva”, con tagli selettivi consultando i dirigenti pubblici e spending review, ma anche con lo stop alla proliferazione delle Spa pubbliche. Occorre “abolire i doppioni amministrativi”, a partire dall’accorpamento degli enti previdenziali come Inps, Inail, e Inpdap, e dell’agenzia del Demanio con quella del territorio, e della riduzione del numero dei ministeri. Quanto alle “riforme strutturali”, i dirigenti chiedono interventi sulla previdenza (incentivando l’esodo di chi ha maturato il diritto alla pensione), fisco (detrazioni per famiglie e lotta all’evasione), e liberalizzazioni.
Reprende Meloni “la lettera all’Europa conferma l’abbandono di qualsiasi idea di riforma delle istituzioni e degli apparati pubblici e il disinvestimento nel capitale umano. Mentre abbiamo i dipendenti pubblici più anziani del mondo, e in un numero del tutto in linea con i Paesi più virtuosi, non c’è alcun progetto di ringiovanimento e qualificazione del personale. Al contrario, con il blocco del turn-over si conferma una prospettiva di smantellamento delle PA, un futuro di precariato per i dipendenti e di peggioramento della qualità di servizi”.