Intervento di Roberto Garofoli, magistrato del Consiglio di Stato e coordinatore della Commissione ministeriale
per l’elaborazione di misure per la prevenzione della corruzione, al seminario “La prevenzione della corruzione,
pratiche a confronto” organizzato dalla SSPA.
Grazie alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione per questa importante occasione di confronto dal respiro internazionale.
Anche sul tema del contrasto al malcostume politico e amministrativo, il nostro Paese, oggi più che mai, ha un grande bisogno di aprirsi
al confronto con le esperienze straniere.
Le odierne criticità, infatti, sono anche il frutto delle gravi inerzie e dei troppo lunghi ritardi del passato, che hanno impedito di
intraprendere quelle politiche che altrove sono state avviate per tempo.
Come ci hanno poc'anzi riferito Francois Badie (Presidente del Servizio centrale francese per la prevenzione della corruzione),
Rager Watson (Direttore della Commissione Australiana per il contrasto della corruzione) e Francesca Reganatini della Banca mondiale,
in altri Paesi, pure afflitti da livelli di diffusione della corruzione pubblica non sempre più allarmanti di quelli nazionali, le politiche
di contrasto sono state elaborate ed attuate già da decenni (Australia, Corea del Sud, Francia, Georgia, Stati Uniti, per citarne solo alcuni).
Si pensi alla Francia dove una legge anticorruzione, con caratteristiche peraltro abbastanza simili a quelle della nostra l. 6 novembre 2012, n. 190,
fu approvata nel 1993 a seguito di scandali e inchieste giudiziarie, per vero non più gravi, quanto a dimensioni e portata sistemica, dei fatti accertati,
nello stesso torno temporale, nella Tangentopoli italiana; da noi, tuttavia, non c’è stata, allora, analoga reazione delle forze politiche e
istituzionali, probabilmente convinte che fosse sufficiente la risposta repressiva affidata al contrasto di tipo giudiziario.