Ministro D’Alia, il suo primo pensiero non appena le hanno comunicato il nuovo incarico nella squadra di Governo
Una bella emozione e allo stesso tempo la certezza di dover condividere con i miei colleghi una grande responsabilità nei confronti degli italiani. Il nuovo Governo è atteso da sfide molto complesse, in una congiuntura economica che mette a dura prova le famiglie, le imprese, i giovani. Nei momenti più critici della sua storia questo Paese ha dimostrato di saper reagire unendosi e facendo leva sulle sue energie migliori. Può farcela anche oggi, specialmente se la sua politica saprà far prevalere lo spirito di coesione sulle logiche personali. Sono fiducioso.
Quali sono le priorità del suo programma?
La proroga dei contratti a termine fino a dicembre 2013 decisa dal Consiglio dei ministri ci ha permesso di uscire dalla fase dell’emergenza e di avviare quella della programmazione, attraverso il confronto necessario con i sindacati, con le Regioni e gli Enti locali, con gli altri ministeri. Bisogna lavorare per riorganizzare la pubblica amministrazione su tre parole d’ordine: efficienza, trasparenza, semplificazione. Da ministro e cittadino non sono più
disposto ad accettare le generalizzazioni di chi dipinge il dipendente pubblico come improduttivo o la pubblica amministrazione come la palla al piede del Paese. Rappresenta piuttosto un patrimonio umano enorme, un motore di economia e sviluppo che ogni giorno si traduce in istruzione, cultura, salute, sicurezza, ricerca, welfare. E’ il momento di ricostruire il senso di appartenenza alle istituzioni pubbliche, che agiscono per il bene comune e nell’interesse dei loro unici datori di lavoro, gli italiani. Riportiamo sui luoghi di lavoro l’orgoglio di essere funzionari pubblici.
In che modo AGDP, l’Associazione delle Classi Dirigenti e quindi la classe dirigente italiana, può contribuire alla fase di riorganizzazione della Pubblica Amministrazione?
L’Agdp può avere certamente un ruolo attivo in termini di proposte. Non riusciremo a riorganizzare nel modo migliore la pubblica amministrazione e, più in generale, ad uscire dalla crisi senza il contributo di tutti gli attori sociali, e dunque anche di quelle classi dirigenti italiane da sempre in grado di esprimere sul luogo di lavoro un alto grado di competenza e professionalità.