Pino Quartullo è autore, attore e regista. Dal 1999 ricopre l’incarico di Direttore Artistico del Teatro Comunale Traiano di Civitavecchia. Da novembre 2011 è docente della Act di Cinecittà ( scuola di cinema, con corsi di formazione per registi-video-film-maker e attori). Torna alla regia con due cortometraggi, uno sulla voglia di vivere con “E la vita continua” con lui un cast di altissimo livello fra cui Ricky Tognazzi, Francesco Pannofino, Laura Lattuada, l’altro dal titolo “Io…Donna”, tratto dal romanzo di Matteo Bonadies, protagonista Margherita Buy con uno straordinario cast di attori tra cui Sergio Rubini, Massimo Wertmuller, Giampaolo Morelli. Da Febbraio 2013 sarà in scena a Roma e a Milano e in altri importanti teatri italiani come coprotagonista dello spettacolo “Affari di Cuore”, di Colette Freedman, con la regia di Chiara Noschese.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo scorso novembre in occasione degli Stati Generali della Cultura – non a caso la scelta della location quella del Teatro Eliseo – ha detto che negli ultimi decenni sulla cultura e la ricerca scientifica sono stati detti troppi “no” e che bisogna far ripartire l’art.9 della nostra Costituzione. Qual è la sua riflessione?
La mia riflessione la dedico ai giovani e partirei proprio dalle difficoltà che oggi le giovani compagnie devono affrontare anche alla luce della situazione di crisi del nostro Paese, in particolare dall’accesso agli incentivi che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali mette a disposizione per chi fa teatro. Ebbene una compagnia viene presa in considerazione solo dopo tre anni di attività per cui chi inizia deve dimostrare di avere già al suo attivo un’esperienza di attività triennale. Prima non era così: addirittura per le compagnie di giovani c’era un premio…. Già questo è una contraddizione perché i giovani andrebbero incoraggiati in base ai progetti, ad attività specifiche, così si aumentano le difficoltà. Altro problema, molto grande, è la distribuzione. Oggi fare un film o uno spettacolo più o meno ci si può riuscire, ad esempio il digitale non è più costoso come una volta, invece la distribuzione andrebbe incentivata magari studiando delle formule in modo che chi comincia abbia incentivi non solo per la realizzazione ma anche per la distribuzione.
Quando si parla di giovani talenti si dice sempre “bisogna aiutare i giovani talenti. I giovani sono una risorsa”. Ecco visto anche queste difficoltà secondo lei in che modo la Pubblica Amministrazione può investire più concretamente “nel nuovo”?
La Pubblica Amministrazione potrebbe creare degli spazi, offrire dei luoghi per far sì che le giovani compagnie possano esibirsi e fare degli spettacoli a partire dalle amministrazioni comunali che potrebbero, ad esempio, incentivare rassegne teatrali e dare possibilità ai giovani di fare degli spettacoli. Anch’io quando ero giovane fondai con i miei compagni dell’Accademia – io mi occupavo di distribuzione – una compagnia della festa mobile, si andava in giro per le città e c’era attenzione da parte delle amministrazioni, ci incoraggiavano anche con contributi…..
Se potesse contribuire al rilancio della cultura nel nostro Paese quale sarebbero le sue prime priorità?
La mia prima priorità è aiutare i giovani talenti ma come le dicevo occorre superare quella discriminazione imposta dal Ministero. Ripeto, chi ha fatto l’Accademia d’Arte Drammatica o il Centro Sperimentale e quindi entra nel mercato dello spettacolo non può essere penalizzato per il fatto che inizia ora. Bisogna aiutare prima chi comincia poi chi ha un già un curriculum o che ha già dimostrato di essere in grado di fare teatro o cinema. Aristotele affermava che il teatro è come l’ideogramma della società e il grado di civiltà di una società si commisura in base al teatro. Il teatro come termometro del grado di civiltà. In tempi più recenti Schopenhauer affermava che una vita senza teatro è come lavarsi e vestirsi senza uno specchio….