Ministro, il Ddl anticorruzione è ancora in discussione al Parlamento. La Commissione da lei istituita darà il suo importante contributo…
Le misure inserite nel ddl anticorruzione sono importanti e danno avvio ad una politica di prevenzione della corruzione: una politica che avrebbe dovuto essere avviata già venti anni fa, dopo tangentopoli. La corruzione va in primo luogo prevenuta, perciò il ddl contiene una serie di misure pratiche nel segno della trasparenza. Per quello che
riguarda la mia parte assieme al Presidente della Commissione ministeriale per la prevenzione della corruzione stia già lavorando a preparare tutte le misure attuative che si renderanno necessarie quando il disegno di legge sarà definitivamente approvato.
Per esempio?
Ogni singola amministrazione dovrà predisporre il Piano contro la corruzione: da una parte la mappatura delle aree e dei procedimenti a rischio corruzione, ad esempio appalti, licenze edilizie, annona e mercati, vigili, antibusivismo. Dall’altra, la rotazione degli incarichi dirigenziali su quelle aree, formazione specifica dei dipendenti, incompatibilità tra gli incarichi. Proprio per questo, le principali Istituzioni del Paese – il Dipartimento della Funzione Pubblica, la Corte dei Conti, la Banca d’Italia, la Civit, l’Autorità dei contratti pubblici, le Regioni, l’Anci – hanno incontrato nei mesi scorsi l’Ocse con cui stiamo lavorando perché le nuove norme in tema di piani organizzativi in funzione di prevenzione della corruzione, codici di condotta dei dipendenti pubblici, incompatibilità per i dirigenti pubblici, whistleblowing, possano essere immediatamente attuate con il massimo dell’efficacia. L’obiettivo è quello di tenere conto delle migliori e più riuscite prassi degli altri Paesi occidentali. Anche la Commissione, con tutti gli autorevoli docenti e magistrati che la compongono, continuerà a dare il suo contributo nella fase di attuazione delle norme.
Le imprese lamentano da sempre l’inefficienza di larga parte della pubblica amministrazione. Quali misure, una volta a regime, incideranno davvero sull’ attività delle aziende?
La Pubblica Amministrazione ha imposto spesso regole e procedure inutilmente complicate sia per i cittadini sia per le imprese, con perdite di tempo e di denaro. L’idea di fondo del Governo è quella di fare in modo che la Pubblica Amministrazione non sia più la palla al
piede dell’Italia ma ne diventi un volano della competitività: uno Stato più leggero può contribuire a far ripartire la crescita. Semplifica Italia è una riforma strutturale che introduce semplificazioni per i cittadini, per il mondo dell’economia nei rapporti con la Pubblica Amministrazione e che faciliterà le imprese a gestire la burocrazia.
La nostra arma contro la crisi sono le riforme e allargheremo ancora questo cantiere: assieme agli Enti locali vareremo regole omogenee per il rilascio dei permessi per costruire. Sarà un passaggio che incrementerà moltissimo la trasparenza a livello di amministrazioni locali, darà più diritti e certezze ai cittadini e imprese e favorirà lo sviluppo. Insomma, semplificazioni, trasparenza e lotta alla corruzione fanno parte di un’unica partita. E si tratta di un intervento strutturale.
Il Governo Monti ha varato diverse riforme. Quale può essere il contributo di AGDP?
Ritengo che nei confronti dell’attuale Governo ci sia grande aspettativa e l’attenzione nasce dalla sua missione: siamo stati chiamati a lavorare in una situazione di emergenza. Dalla recessione si può uscire solo con le riforme e tutte le componenti della società italiana sono chiamate a partecipare allo sforzo di rilancio del nostro Paese. Senza dubbio una dirigenza rinnovata costituisce un contributo essenziale all’affermazione di una maggiore responsabilità collettiva della classe dirigente nei confronti della crescita economica del Paese, perché è ad essa che spettano le competenze e le responsabilità per quel che riguarda l’attuazione dei programmi, l’adozione dei provvedimenti, nonché la gestione delle risorse umane, finanziarie e materiali. Un aiuto senza dubbio può arrivare dalla riforma del lavoro pubblico: si ampliano e si rafforzano i poteri della dirigenza assicurando una migliore organizzazione del lavoro, una maggiore autonomia dagli organi di indirizzo politico e dalle organizzazioni sindacali, una maggiore flessibilità degli assetti organizzativi ed assicurare la mobilità anche tra comparti diversi. Cambieranno le selezioni delle procedure per il conferimento di incarichi ai dirigenti e si prevede una stretta sugli incarichi esterni assicurandone l’affidamento esclusivamente ai casi di professionalità specifica e di alta qualificazione.